Uno, nessuno e centomila

La ricerca dell’identità del proprio essere, l’indeterminatezza del corpo e dell’anima, non poteva esaurirsi con il lavoro de La Dama Bianca ma si è protratto negli anni, lasciato e poi ripreso, nutrito sia con le immagini di maestri, o anche di semplici fotografi incontrati per caso, ma soprattutto con le letture: dai falò di Pavese ai labirinti di Borges, dai Sisifo di Camus al naso di Moscarda di Pirandello, a tanti altri.
Forse è stato proprio il naso di Vitangelo Moscarda, grazie anche al suggerimento di Samuele Calosi, a far scattare la molla di raccogliere attorno a quel titolo la riflessione di cosa sono, di cosa sono stato e le ombre che apparentemente mi circondano o mi sovrastano fino a schiacciarmi.
Io non sono uno, ma sono tanti e nessuno nello stesso momento. Dentro di me vivono e convivono le storie che ho vissuto, le persone che ho amato, i miti che ho seguito, il padre che non ho avuto, mia madre, la mia compagna, mia figlia, gli amici veri e le tante promesse non mantenute. Finché ci sarò, ma anche quando non ci sarò più.