Pinhole

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Un fotografo “analogico” come me s’imbatte nella fotografia a foro stenopeico fin da subito, mentre sta imparando le basi stesse della fotografia ma, come tante altre nozioni e tecniche, finisce per collocarla nella storia. Un po’ come quando si va a scuola e si studiano i Greci e i Romani. Passeranno anni prima che venga scoperta nuovamente. Un giorno l’amico triestino Alessandro Mlach inizia a parlarne e a mostrare delle immagini. Insomma, si scopre (o ri-scopre) un mondo fino ad allora rimasto nell’ombra.

Si scopre, ad esempio, l’americano Eric Renner (1941-2020), fondatore della rivista più famosa al mondo, Pinhole Journal e la sua compagna, anch’ella fotografa di genio, Nancy Spencer.

Si scopre uno dei personaggi più straordinari legati a questo mondo, il belga Dominique Stroobant che vive a Miseglia, vicino a Carrara dove fa lo scultore (ma lui si definisce “scalpellino”), oltre al fotografo stenopeico, al quale va interamente il merito di essere stati, noi, accreditati negli Stati Uniti.

Si scopre uno dei più grandi fotografi stenopeici del mondo, l’israeliano Ilan Wolff, che vive in Spagna, che mette a mia disposizione due grandi cilindri di latta, uno con tre fori ed uno con un solo foro, coi quali realizzo le foto che poi saranno alcune delle mie immagini in mostra.

Nasce così l’idea di promuovere ed organizzare, dentro al festival Visionaria, la più grande esposizione internazionale di fotografia stenopeica, mai allestita in Europa fino a quel momento, “Senza Obiettivo“, cui prenderanno parte una trentina di fotografi tra i più importanti del mondo. La mostra si tiene al Santa Maria della Scala nel 2002. Decidiamo, insieme a Mlach, inoltre, di montare una grande camera oscura di 3×3 metri con un foro variabile, costruito dal genio di Stroobant che mette a nostra disposizione. In questo modo, possiamo ospitare numerose visite guidate delle scuole, ma anche di adulti, che una volta entrati là dentro possono ammirare e capire il miracolo dell’immagine che si forma nella camera oscura. Nel 2003 la mostra viene esposta a Roma alla Temple University.

L’anno dopo, nel 2003, in Sardegna io continuo a fotografare ancora in versione stenopeica, questa volta con una “macchina” di legno. Nascono i “Volti di pietra“, i ritratti dei sassi dalle parti della Gallura.

Le foto ed una lunga intervista corredano la Tesi di Laurea di Irene Campana dal titolo La Fotografia Stenopeica. Storia ed evoluzione di una tecnica, relatore prof. Luigi Tomassini, Università di Bologna, 2004, che qui viene riprodotta fedelmente.

Nel 2013, al convegno Visivi, la fotografia attraverso i linguaggi contemporanei, Firenze, vengo invitato a raccontare l’esperienza della mostra senese e Dominique Stroobant dedica a Paolo Gioli e a Tozzi il suo intervento, che qui si riporta integralmente.