“…la quantità di carta coperta di immagini è superiore a quella coperta di parole. Una secolo fa non superava il 5%… le immagini fotografiche possono essere effimere…” (Ando Gilardi)
Le foto di questa serie appartengono al 1982.
“Erravo” dalle parti di un paese, forse al confine tra Toscana e Umbria, quando per caso vidi un signore né anziano né giovane, né grasso né magro, né biondo né bruno, seduto, di quelli che raramente si notano e stava per dare fuoco a dei giornali.
Passandogli davanti vidi che erano tutti stropicciati, accartocciati, strappati: riviste di moda e di donnine seminude.
. Mi scusi, potrei fotografarli? – chiesi
. Perché? – rispose
. Mi piacciono – dissi
. E va bene, ma si sbrighi, cinque minuti non di più, poi accendo il fuoco.
Per fortuna c’era abbastanza luce, ma avevo un solo rullino.
La fotografia, ormai lo sappiamo da tempo, è una sorta di miscuglio di ottica, chimica, meccanica (e oggi pure informatica) con la storia dell’arte. Per questo, o solo grazie a questa natura, essa è divenuta la più incerta, dubbia, imprevedibile tra forme d’espressione artistica. A questo proposito, citando un testo di Clément Chéroux, egli ricorda che fu Man Ray a coniare il termine “fautographie” (dal francese “faute“, cioè “errore“), per significare come alcune delle più significative opere fotografiche (e perfino dell’arte moderna e contemporanea) siano dovute a dei semplici “errori”, alla “casualità accidentale”, a degli “specchi imprevedibili e accidentali”, come quelle che compaiono in queste foto.
Imprevedibili perché è stato un caso che un tizio, io, dotato di macchina fotografica, passasse in quel momento preciso e che, accidentalmente, fosse pure interessato, senza conoscerne il motivo, a quelle pagine, una volta patinate, e ora stropicciate un attimo prima di essere date alle fiamme.
Specchi perché sono il riflesso di pagine stampate dalla pellicola, che a loro volta erano anch’esse pellicola, e che tra pochi istanti saranno solo fumo e fuliggine. Di loro, resteranno, appunto, questi “Specchi imprevedibili”.