La scelta è caduta fin da subito in quelle cosiddette a “strappo”, cioè che creavano sia un negativo che un positivo ed in questo modo, attraverso un procedimento, potevo trasferirle su carta comune.
Si potrebbe quasi definire un ossimoro fotografico l’effetto che le polaroid hanno esercitato su di me: un viaggio sottile ed ambiguo. Enrico Crispolti ha definito questo viaggio, iniziato nel 1985, “impronte sulla gelatina” e “qualcosa di drammaticamente precario, di sfuggente, fra la dimensione onirica e l’incubo medianico“.
La gran parte della produzione è frutto del viaggio dell’immaginazione: l’universo che compare nelle immagini è racchiuso in un negozietto di statuette, in uno schermo televisivo, nella cattedrale, in una chiesa gotica non lontano da casa e poco più. Forse in maniera disordinata, quello che appare sembra una sorta di specchio che riflette ciò che la mente è in grado di ri-elaborare, ri-costruire, re-inventare in una nuova immagine, inesistente, ma sapientemente reale.
Qualche altra foto polaroid è uscita con sistemi diversi che negli anni ho sperimentato
Anche in anni recenti ho provato a sperimentare le nuove emulsioni, dopo la chiusura ufficiale di Polaroid, ma i costi troppo elevati, sono tali da impedire di continuare